Una ricercatrice e professionista nell’ambito del lavoro sociale, un costituzionalista, un giornalista e un filosofo della scienza, sono i primi protagonisti del nostro convegno: un importante momento di confronto in cui i quattro relatori, moderati da Cristina Palmieri, si interrogano sulla parola futuro ragionando attorno a quattro parole chiave: #Generazioni – #PatrimonidelleComunità – #Talenti – #Partecipazione
Sebbene la mattinata affronti alcune possibili sfaccettature del tempo futuro, non mancherà la riflessione sulla contemporaneità, affidata al linguaggio performativo. In un tempo e in uno spazio ben definiti, l’introduzione e la conclusione della mattina saranno scandite da una lezione-concerto pianistico e da una performance teatrale frutto di un percorso di educazione in carcere.
I protagonisti del convegno
Mauro Ceruti
Umanizzare la modernità. Un modo nuovo di pensare il futuro
Il tramonto della fede nel progresso ineluttabile e l’incertezza dell’avvenire in un mondo complesso hanno affievolito l’energia necessaria ad anticipare e configurare il futuro e hanno contratto gli orizzonti temporali del nostro operare. Ma le crisi multiple e globali che attraversiamo lanciano una sfida nuova al nostro pensiero e ci richiamano proprio alla responsabilità verso il futuro e le generazioni future. Si tratta di riprendere in mano il futuro, facendosi carico delle conseguenze delle nostre scelte e strategie di oggi sull’umanità di domani. “Umanizzare la modernità” in direzione di un umanesimo planetario è la prospettiva che consente di fare ciò. E si pone come compito coerente per l’arte dell’educazione, che, secondo Immanuel Kant, è tale se educa l’uomo per uno stato migliore possibile nell’avvenire.
Professore di Filosofia della Scienza – Università IULM, Milano
Prorettore vicario, Professore di Filosofia della scienza e Direttore del CRiSiCo, Centro di Ricerca sui Sistemi Complessi, Università IULM, Milano.
Mauro Ceruti è stato Ricercatore presso la Faculté de Psychologie et Sciences de l’Éducation dell’Università di Ginevra, e presso il CETSAP, Centre d’Études Transdisciplinaires – Sociologie, Anthropologie, Politique del CNRS, Parigi. Docente presso il Politecnico di Milano, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Milano-Bicocca.
Presidente della Commissione Nazionale del Ministero della Pubblica Istruzione per la stesura delle Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione. Membro del Comitato Nazionale per la Bioetica della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Senatore della Repubblica, XVI Legislatura.
Fra i suoi libri, tradotti in molte lingue: Umanizzare la modernità. Un nuovo modo di pensare il futuro, Raffaello Cortina, 2023; Abitare la complessità (con F. Bellusci), Mimesis, 2020; Sulla stessa barca, Qiqajon, 2020; Il tempo della complessità, Raffaello Cortina, 2018; La fine dell’onniscienza, Studium, 2015; La nostra Europa, Raffaello Cortina, 2013 (con E. Morin); Il vincolo e la possibilità, Raffaello Cortina, 2009; Educazione e globalizzazione (con G. Bocchi), Raffaello Cortina, 1994.
Luca de Biase
Storia del Futuro Storia del Futuro. Appunti di Luca De Biase
- Che cosa intendo per storia del futuro
- Un’applicazione precisa: il lavoro del futuro
- Come ci si prepara al lavoro del futuro
- Che cosa intendo per storia del futuro – ”Talvolta si è detto: «La storia è la scienza del passato». A mio parere non è esatto”. Marc Bloch
La storia non è la successione di fatti che sono accaduti. La storia è la disciplina che studia l’esperienza umana nel tempo. E insieme è quell’esperienza. La storia emerge dall’incontro delle domande che gli storici si pongono nel presente con la lettura critica dei documenti e di tutti i dati disponibili sull’esperienza degli umani, sulla base di ogni strategia le scienze umane abbiano sviluppato: la storia dunque è il racconto che interpreta di quell’incontro. La storia è interdisciplinare by design. Considera la pluralità delle durate del tempo sociale. Apprezza la complessità, rifiuta la banalità, cerca la semplicità. Con questa impostazione, i maestri della scuola delle Annales, hanno scoperto nuovi “passati”. La storia ha smesso di essere la successione dei grandi fatti storici ed è diventata il problema integrale della vicenda umana, scoprendo la storia delle idee, la geografia storica, la psicologia, la demografia… Se tutto questo è giusto, il futuro è parte integrante della ricerca storica. Come si può approcciare? Non ci sono fatti o documenti sul futuro. Ci sono fatti presenti o passati che hanno conseguenze tutte da interpretare, nel contesto della pluralità delle durate del tempo sociale, con un approccio interdisciplinare by design. Se tutto questo è giusto, la storia scopre non il futuro, che non esiste, ma i futuri possibili che rispondono alle domande degli storici. - Un’applicazione precisa: il lavoro del futuro – Un’indagine sul lavoro del futuro è un’applicazione concreta di tutto questo. Una ricerca basata su interviste a imprenditori, sindacalisti, teorici e tecnologi ha portato a leggere i fatti del presente in prospettiva. Le direttrici di fondo sono: l’emergere dell’economia della conoscenza, la forza generatrice di opportunità della tecnologia e le diverse interpretazioni che l’hanno trasformata nell’infrastruttura dell’economia della conoscenza; la conseguente emergente necessità di un’economia della cura e della felicità. Il contesto strategico è la crisi della finanziarizzazione, la fine della globalizzazione a trazione neoliberista, la sfida dell’intelligenza artificiale, la transizione ecologica.
- Come ci si prepara al lavoro del futuro – Non c’è storia del futuro che non si domandi come decidere. Nella trasformazione tecnologica ed economica di questi anni, sul lavoro del futuro si addensa una nebbia che occorre diradare. Verso quali studi conviene indirizzare i ragazzi? Come ci si aggiorna per mantenere vive le opportunità professionali? E a difendersi dalle ingiustizie? Come si fanno valere il merito e l’integrità? Quali politiche si possono chiedere ai governanti che vogliono risolvere i problemi? L’incertezza in materia è paralizzante e il desiderio di risposte è pari all’urgenza delle domande esistenziali.
Giornalista – Direttore Media Ecology di Reimagine Europa
Luca De Biase è un giornalista che si occupa di innovazione. Fondatore e Direttore di Nòva24, scrive su Il Sole 24 Ore e La Svolta. È autore e voce a Rai Radio 3.
Insegna alle Università di Pisa, Modena e Reggio Emilia, Luiss.
A Bruxelles, è direttore Media Ecology di Reimagine Europa.
È stato membro della Commissione di studio per i diritti in internet della Camera nella XVII legislatura. Ha partecipato alla task force per la definizione di una legge a favore della nascita di startup innovative voluta dal ministro per lo Sviluppo economico nel 2012. È stato insignito del premio James Carey Award for Outstanding Media Ecology Journalism, 2016.
I suoi libri più recenti: Il codice del futuro (Sole 24 Ore 2023), Eppur s’innova (Luiss 2022), Il lavoro del futuro (Codice 2018).
Luigi Ferrajoli
Per un costituzionalismo globale
Esistono problemi globali che non fanno parte dell’agenda politica dei governi nazionali, anche se dalla loro soluzione dipende la sopravvivenza dell’umanità. Il riscaldamento climatico, il pericolo di conflitti nucleari, le disuguaglianze, la morte di milioni di persone ogni anno per mancanza di alimentazione di base e di farmaci salva-vita e le centinaia di migliaia di migranti in fuga segnano il nostro orizzonte presente e futuro. In gran parte dipendono dall’assenza di limiti ai poteri selvaggi degli Stati sovrani e dei mercati globali.
Tuttavia un’alternativa istituzionale e politica è possibile: una Costituzione della Terra. Non si tratta di un’ipotesi utopistica. Al contrario, è la sola risposta razionale e realistica allo stesso dilemma che Thomas Hobbes affrontò quattro secoli fa: la generale insicurezza determinata dalla libertà selvaggia dei più forti, oppure il patto di convivenza pacifica basato sul divieto della guerra e sulla garanzia dell’abitabilità del pianeta e perciò della vita di tutti. La vera utopia, l’ipotesi più inverosimile, è l’idea che la realtà possa rimanere così com’è: l’illusione cioè che potremo continuare a fondare le nostre democrazie e il nostro tenore di vita sulla fame e la miseria del resto del mondo, sulla forza delle armi e sullo sviluppo ecologicamente insostenibile delle nostre economie. Solo una Costituzione della Terra che istituisca un demanio planetario a tutela dei beni vitali della natura, metta al bando le armi, a cominciare da quelle nucleari, e introduca un fisco globale e idonee istituzioni globali di garanzia in difesa delle libertà fondamentali e in attuazione dei diritti sociali di tutti può realizzare l’universalismo dei diritti umani, assicurare la pace e, prima ancora, la vivibilità del pianeta e la sopravvivenza dell’umanità.
Una Costituzione della Terra non è un’utopia: è l’unica strada per salvare il pianeta, per affrontare la crescita delle disuguaglianze e la morte di milioni di persone nel mondo per fame e mancanza di farmaci, per occuparsi del dramma delle migrazioni forzate, per difendersi dai poteri selvaggi che minacciano la sicurezza di intere popolazioni con i loro armamenti nucleari.
Professore emerito filosofo del diritto – Università degli Studi Roma Tre
Giurista ed ex magistrato italiano, filosofo del diritto e della politica, è stato allievo di Norberto Bobbio.
Dalla fine degli Settanta Ferrajoli si è fatto portavoce di importanti battaglie civili, ha scritto per Il Manifesto e si è impegnato per la difesa delle “garanzie penali e processuali contro il diritto penale d’eccezione e contro le deviazioni inquisitorie che in Italia caratterizzarono la risposta emergenziale al terrorismo”.
Ha fondato Magistratura Democratica (MD) – associazione di giovani magistrati che volevano ridefinire il ruolo garantista della giurisdizione e l’uso politico della giustizia – e tra il 1967 e il 1975 è stato giudice in materia penale, civile, di famiglia e di lavoro presso la pretura mandamentale di Prato.
Nel 1975 si è dimesso da magistrato e ha preso servizio come professore universitario presso l’Università degli studi di Camerino, mentre dal gennaio 2014 è professore emerito di “Filosofia del diritto” presso l’Università degli Studi Roma Tre.
Luigi Ferrajoli ha scritto 500 saggi e più di 30 libri, di cui molti tradotti in diverse lingue straniere. Fra i suoi libri, Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale (Laterza 1989), Principia iuris. Teoria del diritto e della democrazia (Laterza 2007) e, fra i più recenti, Poteri selvaggi. La crisi della democrazia italiana (Laterza 2011), La democrazia attraverso i diritti (Laterza 2013), Il paradigma garantista. Filosofia e critica del diritto penale (Editoriale Scientifica 2014), Iura paria. I fondamenti della democrazia costituzionale (Editoriale Scientifica 2015), La logica del diritto. Dieci aporie nell’opera di Hans Kelsen (Laterza 2016), La democrazia costituzionale (il Mulino 2016), Manifesto per l’uguaglianza (Laterza 2018), Perché una Costituzione della Terra? (Giappichelli 2021), La costruzione della democrazia. Teoria del garantismo costituzionale (Laterza 2021) e Per una Costituzione della Terra (Feltrinelli 2022).
Emanuele Ferrari
La saggezza del tempo: Chopin, Barcarola Op. 60 – Pianoforte e percorso artistico
Chopin riepiloga i fondamenti dell’esistenza – il tempo, il mito, la ricchezza dell’esperienza e la morte – in uno struggente inno alla vita, colmo di gratitudine e consapevolezza.
Il pianista che racconta la musica
Pianista e ricercatore di musicologia e storia della musica presso l’Università di Milano-Bicocca, dove insegna Musica e didattica della musica con un metodo innovativo e interattivo grazie al quale gli studenti pian piano scoprono da soli i misteri nascosti dietro il brano oggetto del corso, dissezionato insieme al pianoforte.
Emanuele Ferrari ha tenuto concerti, lezioni-concerto, master classes, relazioni a convegni, conferenze, e pubblicato saggi, in Italia, Svizzera, Francia, Spagna, Germania, Olanda, Svezia, Cipro, Colombia, Brasile e Stati Uniti. I suoii spettacoli pianistici e narrativi (le lezioni-concerto) sono stati trasmessi sul canale satellitare “Sky Classica HD” e da “La Fenice Channel”, radio web del teatro La Fenice di Venezia.
L’interesse suscitato da questa formula gli ha permesso di realizzare con successo al Teatro Litta di Milano, a partire dal 2013, intere stagioni “in cui il protagonista è un artista solo” (Musica), “geniale” (La Stampa), che “svela tutti i segreti di una composizione” (Corriere della Sera).
Ha ottenuto entusiastiche recensioni, articoli e interviste sui principali quotidiani italiani e sulle più importanti riviste di musica.
Jan Fook
Dare forma al futuro: le sfide del contesto per mettere in contatto generazioni e professioni
Credo che viviamo in un’epoca in cui le differenze generazionali appaiono più evidenti e questo contribuisca alle sfide che le professioni (anche quelle della stessa professione) devono affrontare per lavorare insieme. In questo articolo desidero sottolineare come la questione del contesto sociale (storico, nazionale, sociale e politico) diventi sempre più importante per un lavoro efficace che affronti questioni sia globali che locali.
Professor and Chair at the University of Vermont (USA)
Jan Fook (BSW, MSW, PHD, FAcSS) was born in Australia and studied her first two degrees there. She holds a PhD from the University of Southampton (UK).
She has held professorial positions in Australia, the UK, Canada and Norway and is currently Professor and Chair at the University of Vermont (USA). She has travelled extensively internationally delivering lectures and workshops. She is most well known for her work on critical social work, practice research and critical reflection.
She has published 19 books and over 100 book chapters and articles
Compagnia teatrale Puntozero
Errare Humanum Est – Venticinquennale Bicocca
Errare Humanum Est, presentato nel venticinquennale dell’università Milano-Bicocca, è più di una rappresentazione teatrale: è una riflessione sul disagio, la devianza minorile, la giustizia, condivisa dai ragazzi detenuti con un pubblico di coetanei per mostrare che cambiamento e crescita personali sono possibili.
Suggestioni ed echi lontani introducono e commentano le vicende personali dei minori sul palcoscenico, in una armoniosa koinè di linguaggi: storie di strada della Milano urbana e cosmopolita, con letture tratte da “Ragazzi Difficili” di Piero Bertolini, e la classicità dei versi sofoclei dell’Antigone, le musiche underground e i ritmi rap delle canzoni di El Simba – accompagnato dalla vocalist Joseena Rigo – si affrontano e si fondono. L’errore è il presupposto fondante del crescere, quindi del vivere perché, come afferma Tiresia proprio nell’Antigone di Sofocle: “Tutti gli uomini possono sbagliare. Ma saggio e fortunato è colui che nell’errore non persevera e cerca di rimediare al male”.
Vederlo è importante per modificare l’immaginario collettivo e abbattere i pregiudizi sull’universo detentivo e per promuovere l’importanza della prevenzione al disagio giovanile.
Una produzione teatrale Puntozero e Istituto penale per minorenni Cesare Beccaria di Milano
Con: Marco Adam, Carlotta Bruschi, Vanessa Costa, Nada El Shatby, Federico Frascella, Greta Greppi, Lisa Mazoni, Martina Medici, Andrea Olioso, Joseena Rigo, Mattia Romeo, Enea Scutellà, Alex Simbana, Alessandra Turco
Musiche: SuoniSonori
Parole: Alex Simbana (El Simba)
Collaborazione alla regia: Lisa Mazoni
Testo e Regia: Giuseppe Scutellà